Eccolo, è lui, è bellissimo, è il secondo scudetto consecutivo, il quindicesimo della storia di F.C. Internazionale Milano.
Ora, guardandolo da vicino, accarezzandolo in questo dolce aprile insieme a un popolo di tifosi in festa, è veramente bello questo secondo scudetto di Massimo Moratti, nato e cresciuto sotto la stella di Giacinto Facchetti, che in questi strepitanti momenti di felicità e di orgoglio nerazzurro ci manca ancora di più, ci mancherà sempre di più.
Questo è il titolo di campioni d'Italia 2006-2007 che nessuno è riuscito a staccare dalla maglia di Roberto Mancini, da quelle dei nostri bravissimi campioni che hanno autografato un Campionato da record, vincendo contro tutto e tutti, persino ogni partita a distanza contro il luogo comune distorto di un torneo facile. Non è mai facile stabilire o eguagliare record nello sport, come invece sono stati stabiliti ed eguagliati da una squadra costruita con passione e competenza, gestita con attenzione, guidata a testa alta, onorata in ogni allenamento, prima ancora che in tutte le partite, da un gruppo che aveva fissato un appuntamento ed è arrivato in largo anticipo sotto lo striscione del traguardo accompagnato dalla professionalità e dalla disponibilità dei moltissimi che hanno lavorato dietro le quinte, in sede, ad Appiano Gentile, allo stadio o al Settore Giovanile, al sito ufficiale come a Inter Channel o alla rivista. Tutti insieme, tutti qui, a braccia alte, insieme con milioni di straordinari tifosi: a Milano, che è la nostra città, come in ogni angolo del mondo, il nostro mondo nato quasi cento anni fa da un atto di ribellione, da un'idea geniale, dalla voglia di essere quello che altri non saranno mai.
Alzate il volume, fatevi sentire, c'è una gioia da urlare con rispetto e fantasia, con la nostra bandiera da sventolare sotto il cielo: l'Inter ha vinto lo scudetto, il secondo consecutivo. È la storia che lo ripete insieme con noi, è questa la storia che potremo raccontare ai cuori nerazzurri del futuro, come a noi hanno fatto sognare le leggende dell'Inter di Alfredo Foni (1952-1953 e 1953-1954) e della Grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera (1964-1965 e 1965-1966).
Milano, 22 aprile 2007: l'Inter è Campione d'Italia. È la realtà il nostro sogno.
(inter.it)
MILANO, 22 aprile 2007 - L'Inter è campione d'Italia. Per la quindicesima volta nella sua storia. Uno scudetto conquistato con cinque giornate di anticipo, con una sola sconfitta. Lo scudetto dei record. Come e più di quello del 1988-89, l'ultimo tricolore conquistato sul campo. Prima di quello dell'anno scorso, arrivato a tavolino. Un dominio assoluto. Il cielo è nerazzurro.
È lo scudetto di Massimo Moratti. Presidente, magnate, papà nerazzurro. Ma soprattutto tifoso. Ha speso tanto, dal 1995. Soldi, emozioni. Tutto per arrivare alle 16.45 di stasera, al triplice fischio finale di Siena-Inter. Per godersi un trionfo strameritato. Perchè chi ha sofferto tanto sa gustare più profondamente la vittoria. Per guardare tutti dall'alto. Per vedere San Siro vestito di nerazzurro. Per continuare la tradizione familiare di successi.
È lo scudetto di Roberto Mancini. Un passato da grande giocatore. Un presente da grande allenatore. Invidiato. Discusso. Ma capace di vincere, anzi di stravincere, e di farlo con il gioco sempre come filo conduttore. Forte nel gestire un gruppo di tanti campioni, ma capace di tendere la mano a chi ha sbagliato (vero Adriano?) senza anteporre l'orgoglio al buon senso. Forte delle proprie idee. Capace di parlare senza dover per forza usare il "politichese".
È lo scudetto dei giocatori. Perchè in campo ci vanno loro. E quindi merito alla vecchia guardia, a Zanetti, a Materazzi, che in campo ci hanno messo l'esempio, e fuori la faccia. E non da oggi. Merito ai nuovi acquisti, decisivi per compiere il salto di qualità. Alle sorprese come Maicon, alle conferme come Vieira, e al campione consacrato in nerazzurro. Indovinato: parliamo di Ibrahimovic. Talento cristallino diventato continuo, genio che ha saputo ridurre la sregolatezza, attaccante illuminato diventato spietato goleador.
È lo scudetto dei tifosi. Innamorati. A prescindere. Nelle gioie e nei (passati) dolori. Si sono cementati nelle delusioni, sfogati in pomeriggi e serate amare. È l'ora del riscatto. Della liberazione. Dell'orgoglio. Della gioia sfrenata. Perchè è scudetto. Perchè per loro nerazzurro è sempre stato sinonimo di bello. Ma da stasera lo è ancora di più. C'è più gusto ad essere interisti.
Riccardo Pratesi - Gazzetta dello Sport
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